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Sottotitoli nei film o adattamento dialoghi per il doppiaggio: due approcci ben diversi

By 19 Giugno 2020 No Comments

 

É meglio vedere un film in lingua originale con sottotitoli oppure doppiato? Sin dall’era dei DVD, e a maggior ragione adesso con Netlix e altre piattaforme di streaming online, questa è la scelta davanti alla quale ci troviamo ogni volta che ci vogliamo godere una serie o un film. Non ci soffermeremo in questo articolo a parlare di come i due tipi di esperienza siano diversi, ma andremo a fare un giro nel “dietro le quinte”.

Com’è mettersi nei panni degli addetti ai lavori? Vediamo un po’ quali considerazioni i traduttori ed adattotori dialoghisti fanno al momento di trasporre i dialoghi di un’opera dalla lingua originale (fonte) verso la lingua bersaglio, cioè quella del pubblico al quale l’opera tradotta verrà indirizzata. Il corso online di sottotitolaggio presso la scuola di cinema Percorsi Selvaggi (Roma) che stiamo seguendo ci ha in questo senso fornito non pochi spunti di riflessione.

 

1. Tradurre sottotitoli o adattare dialoghi per il doppiaggio: una questione commerciale

 

Prima di tutto, chi decide se fare l’una o l’altra cosa, oppure investire in entrambe (sia sottotitoli che doppiaggio, a scelta del pubblico o della struttura che riproduce l’opera)? Nelle maggior parte dei casi, la casa di produzione e distribuzione: quanto più un film è di successo e in quale estensione sarà distribuito nei cinema o nelle varie piattaforme online sono i parametri base che decidono sul da farsi.

Spesso ne co-esistono due versioni. Primo, una doppiata per una fruizione nei cinema multisala nel caso in cui si tratti di uno di quei film che corrono su catene di distribuzione “mainstream”. Secondo, una versione sottotitolata per la visione in piattaforme internazionali online o in cinema d’essai, retrospettive, festival e concorsi da parte di un pubblico cinefilo. Per quanto riguarda invece il materiale per l’infanzia e l’adolescenza, il problema non si pone: doppiaggio tout court, a meno che non si tratti di supporti didattici per l’apprendimento lingusitico. Allora in quel caso i sottotitoli nella stessa lingua o in quella del fruitore sono parte integrante dell’esperienza didattica.

La scelta, a parte le ovvie ragioni commerciali e di marketing che solo una casa di distribuzione può fare, ha anche a che fare con la natura visiva o uditiva dei due diversi supporti. Pensiamoci: non è la stessa cosa vedere un film doppiato e uno con sotttotitoli, le due cose richiedono un livello di attenzione molto differente, ed è per questo che la scelta dipende anche dal tipo di pubblico al quale sono destinati.

sottotitoli

Un software molto usato per inserire sottotitoli in sovraimpressione nei film, Aegisub

2. I sottotitoli sono gli epigrammi del mondo del cinema

 

Al momento della traduzione poi, le due modalità implicano strategie di traduzione parecchio differenti: alcune sono comuni ai due approcci, sia sottotitolaggio che doppiaggio con adattamento, altre invece sono tipiche di uno dei due approcci. Per esempio, i sottotitoli si devono concetrare nella chiarezza e concisione perché una persona può leggere solo tre parole al secondo (circa), mentre i dialoghi vanno ben più veloci. Questo va a discapito di una traduzione esauriente: si tagliuzzano qua e là paroline, esclamazioni, perifrasi superflue.

É proprio il caso di dire che in questo caso il mezzo condiziona il messaggio. L’efficacia comunicativa al suo massimo senza tanti fronzoli. In compenso ci possiamo godere la performance autorale in maniera autentica, perché è importante sentire la “vera” voce di un attore mentre recita, soprattutto se si è amanti del cinema.

 

3. Il dialogo sempre attivo tra il sottotitolo e chi guarda il film

 

A questo proposito, c’è un’altra osservazione da fare. Mentre il doppiaggio si sovrappone e quindi cancella la voce originale, i sottotitoli possono essere intesi come complemento alla percezione uditiva: soprattutto per le lingue di più facile comprensione (perché più studiate e conosciute) è meglio “andarci coi piedi di piombo” perché un pubblico linguisticamente edotto può comparare e valutare ciò che sente con ciò che legge.

Questo tipo di pubblico, infatti, ricorre ai sottotitoli solo per “sentirsi più sicuro” o accompagnato nella comprensione, e li usa veramente solo nei passaggi di più difficile comprensione. Oltretutto, la sovrimpressione dei sottotitoli è qualcosa di un po’ magnetico, e per un qualche riflesso inconscio leggerà anche le parti che capisce, comparandole appunto con la comprensione che lui ne ha ed indirettamente con la traduzione che lui ne avrebbe fatto se fosse stato al posto del sottotitolatore.

 

Un faccia a faccia sempre aperto con il film

 

In conclusione, possiamo quindi dire che i sottotitoli non ci lasciano completa libertà, ci mettono faccia a faccia con l’originale in un continuo confronto – affronto, e ci constringono alla frugalità, alla sobrietà, a scelte mai troppo fantasiose, cassando libertà e “licenze poetiche” che un traduttore/adattatore di dialoghi si potrebbe permettere di fare. Ci avevate mai pensato? Adesso, ci scommettiamo, non leggerete più i sottotitoli con gli stessi occhi!